Protesi d’anca

ANATOMIA DELL’ANCA

L’articolazione coxofemorale (articolazione dell’anca) unisce il femore all’osso dell’anca. L’articolazione mette in rapporto l’acetabolo (cavità  articolare dell’anca) con la testa del femore, che ha forma simile ai 2/3 di una sfera piena del diametro di 4 cm circa. Le superfici articolari non sono però esattamente corrispondenti e il labbro dell’acetabolo concorre ad ampliare la superficie articolare rendendola adatta ad accogliere la testa del femore, oltre che a contenere l’articolazione stessa. L’articolazione è avvolta dalla capsula articolare e da tre legamenti.
Il femore è un osso lungo che forma lo scheletro della coscia.

In seguito a diverse cause, (traumatiche, posturali, metaboliche, congenite, etc) è possibile la degenerazione artrosica dell’articolazione coxofemorale, che clinicamente si manifesta con dolore, limitazione funzionale e zoppia, alterando notevolmente la qualità di vita del paziente al punto da rendere necessario il ricorso alla sostituzione protesica

Negli ultimi anni la chirurgia protesica dell’anca si è evoluta: il chirurgo dispone di tecniche operatorie sempre più affinate che gli permettono di effettuare l’intervento di protesi d’anca con sicurezza e con notevole risparmio delle strutture anatomiche.

Gli scopi di una protesizzazione di anca sono quelli di ottenere una “nuova anca” stabile, non dolente, con una buona articolarità che possa permettere al paziente di svolgere le proprie attività quotidiane senza particolari problemi; inoltre deve durare nel tempo e non determinare fenomeni di intolleranza.

L’intervento di protesi d’anca permette il recupero di una buona qualità di vita, con una sopravvivenza degli impianti che supera il 90% a 10 anni e permette di risolvere o alleviare sensibilmente la sintomatologia dolorosa e migliorare le capacità fisiche e  le prestazioni motorie del paziente.
Gli interventi di sostituzione protesica dell’anca possono essere classificati in tre tipologie: la sostituzione totale o artroprotesi, che prevede di intervenire su entrambe le componenti articolari, femorale e acetabolare; la sostituzione parziale, comunemente indicata con il termine endoprotesi, riservata al trattamento delle fratture mediali del collo del femore, che permette di preservare l’acetabolo; la revisione, o riprotesizzazione, che prevede la sostituzione di un dispositivo precedentemente impiantato.